venerdì 29 ottobre 2010

I TABU'

lì dentro non si può dire

carcere
carcerato
reato
cantare..perchè chi canta è un infame, dice i nomi di chi è fuori

non si può dare del gay a nessuno (aspettate, usano altri termini ovviamente..)
poi se vogliono, di sè stessi possono dire
colpa, colpevole, furto, omicidio, associazione (lì dentro l'associazionismo è sinonimo di pericolosità del detenuto), droga...

lì dentro gli argomenti più dolci, più evocativi..sono di certo le città da cui provengono..
Napoli è regina, poi viene la Sicilia (che è più che dire "sono di Palermo")
...chi viene dal nord non si rivolge mai al suo paese, alla sua città: chi viene dal nord osserva stupito le città del sud affacciarsi nelle parole altrui

giovedì 28 ottobre 2010

collina con le antenne

ognuno abita la propria esperienza
oggi ho guardato a lungo fuori dalla finestra
anche quando guardavo gli attori recitare
vedono campagna tra le grate delle finestre
campagna da ogni lato
però c'è anche il Conero
per me il Conero è evocativo
mare
blu
estate
mi incanta ogni volta che entra nel mio campo visivo

per loro è una collina con le antenne
"un posto dove si va al mare!?!?!"
no il Conero è una collina con le antenne visto dal carcere è
al massimo una collina con le antenne "circondata da un mare di campi e altre colline"

come smentirli?
posso solo perdermi in un racconto sul mare di portonovo un giorno che verrà.
Per il resto tutto, fuori da quella grata, è meravigliosamente bello, ma mille volte più brutto di quello che loro altrove hanno lasciato ad aspettare.
Campagna, mare e città comprese

Mosè



Oggi sono stanca_la vita fuori dal carcere mi ha richiesto molte attenzioni
entro in carcere sempre con un filo di forza superiore a quello che potrei:
rendo energetico tutto, dal camminare al sorridere..sono venuta qua non per dovere, ma per necessità,
la necessità di rendere sensato il mio lavorare nel mondo dello spettacolo,
la necessità di sentirmi utile al prossimo
...l'energia è il mio modo di comunicarlo, chissà se ci riesco?
insomma arrivo, arriviamo con Luciano e ormai tutti ci conoscono,
tutti ci aprono porte, cancelli, sbarre e piombo e non chiedono il nome: siamo diventati familiari...

all'alta sicurezza oggi qualcuno è teso
qualcuno non si sente colpevole, "non SONO colpevole"
non si capacita, è arrabbiato, nervoso
mi spiazza
ci investe
recrimina
vuole dire quanto è tutto assurdo
..non ha senso che io mi metta a rispondere (anche se ahimè qualche parola mi esce...luciano è molto più bravo a tacere)
ci vedo un lamento, un dolore: ma non riesco a  giudicare, a prendere le sue difese o a condannarlo
mi imbarazza...

lavoro con loro, sul testo, sulle scene da provare
ma la testa gira senza sosta
alla pausa pranzo invece arrivà Mosè: vabbè si chiama in altro modo, ma mi piace che il nome vero sia solo suo, e che il racconto che mi ha fatto, la sua persona invece, siano delle mie parole, dei vostri occhi.
Mosè mi dice che ha sbagliato
che è stato davvero un pessimo uomo
che è tanto che sta dentro
che dentro ha capito che fare quello che ha fatto è sbagliato.
Non deve cambiare: non si sento un uomo malvagio, ma un uomo che deve scegliere una nuova strada.
Sono 10 anni che è dentro..ora ne ha 34...
Penso che è entrato che era di certo uno spaccone da Tunisi che grazie alla droga aveva provato ad accorciare "le strade" (parole sue a dire il vero)...e poi è stato murato qua dentro.
Giusto, Mosè non ha più fatto del male a nessuno; Mosè qui dentro ha capito che saprebbe fare altro
(diploma di scuola media, diploma_quasi_di perito tecnico)..
Mosè se ne andrà: Mosè tornerà nella sua Tunisi bella ("manco da 15 anni, ma mi hanno detto che è diventata bellissima"), non vuole più avere a che fare con l'Italia, con il modo comunque non facile di arrivare, di entrare (clandestino nel '98), di farsi accettare. Fuori non c'è riuscito, qua dentro evidentemente si: è gentile, cordiale, sorride e davvero tutti lo ritengono BRAVO
Mosè era debole e, forse, a 24anni  predisposto: molti ce la fanno a fare gli onesti, non posso e non voglio generalizzare.
Lui non c'è riuscito, però in questo luogo chiuso e claustrofobico si è concentrato su di se e sta uscendo (lo vedi dalle lunga ciglia nere che senza posa sventolano il suo sguardo fiducioso).
Con le sue parole mi fa capire che in carcere ci sono molti come Mosè, che ti dicono, "io voglio cambiare strada, voglio cambiare il mio destino perchè non c'è nulla che non va in me, per non provarci"
Ed esperienze teatrali come queste, non partono in fondo dallo stesso principio?
Ad ognuno di loro, evidentemente, risuona dentro una frase, quando ci donano queste 4 ore a settimana
"non c'è nulla che mi impedisca di salire su un palco e provare a vedere come va a finire tra Don Giovanni e Leporello"
spero che scatti in tutti:
a chi è arrabbiato
a chi è speranzoso

mercoledì 27 ottobre 2010

il palcoscenico

iniziamo a presentarvi la scena_incrociando le dita che ce la facciano riprendere...così vedrete con gli occhi utto il lavoro fatto...
la scena sarà una scatola nera_oh TEATR..come dice francesco..
e a terra...foglie
foglie vere
foglie rosse foglie morte
che però faranno un bel rumore sotto i passi, sotto i piedi di Don Giovanni e Leporello

mercoledì 20 ottobre 2010

mangiare in carcere_la ricreazione

per mangiare in carcere - "ci si puo' mangiare"
ci si prenota per tempo
così chi cucina sa che fino a dicembre avra' due tipi in piu'..
per mangiare in mensa ci si va nell'ora e trenta di pausa che si ha..
CIOE' DALLE 11.30 ALLE 13...
lo stomaco si abitua subito: il  lavoro e' intenso, la colazione lontana...
ci aspetta sempre un cibo buono..
no, un attimo prima del cibo buono_l'odore lo annuncia
c'e' da entrare in una palazzina laterale, fuori dalle Mura che circondano le celle,
la palazzina delle guardie
un refettorio
sale con tv...un bar
tutto vecchio e un pochino sporco, dignitosamente ogni giorno sistemato...e' la struttura ad essere un po' vecchia e scarsamente fornita..
il bar e' gestito da un simpatico signore canuto, meridionale e guardia..i prezzi sono assai bassi..da lui prendiamo il buono per presentarci in mensa...
la mensa e' uno stanzone grande ed oblungo
dove ci riceve una signora a maniche corte e fretta di servire, cortese e risoluta come solo in una mensa sanno essere
sempre 2 tipi di primi e di secondi
un contorno
la frutta e l'acqua
minestre e risi i miei preferiti
luciano sperimenta un po' tutto
mangiamo di gusto e parliamo
e' il nostro momento di riposo e riusciamo a parlare..
SOLO DI TEATRO..poi anche un po' di innamorate/innaorati (siamo tutti e due ben cotti non c'e' che dire)...
mentre parliamo e il nostro tono e' molto basso..attorno invece il brusio cresce
..ci troviamo a mangiare immersi in una nuvola di guardie carcerarie che fanno chiasso e ridono, mangiano e si affollano.
pochi sono taciturni_quasi tutti meridionali e sorridenti..
su qualcuno_scusate_hai il dubbio che non sia un carcerato camuffato;
altri sembrano piccoli "rambo" finiti a guardar la campagna marchigiana, altri ancora sorridenti impiegati del catasto...i luoghi comuni qui si amplificano e si sgonfiano come dei suffle': dipende dalla temperatura che ci metti nel guardarli
faccio esercizio di masticazione lenta e rispetto dei tempi del mio stomaco a recepire cibo (tradotto non mi strafogo) ma nel giro di 40 minuti di solito ci alziamo: reggere i decibel degli altri commensali e' davvero impossibile..
dopo pranzo si sparecchia
si differenzia (!) e si depone il vassoio utilizzato_nessuno si sottrae
voliamo al bar sperando che non ci seguano con i loro decibel
 e la pace del caffe' dura il tempo di berlo senza attendere:
 tutti si riversano a concludere il pasto come noi..
penso "accidenti.. abbassate il tono!!!!!!"
poi pero' sorrido: cavolo e' la loro ricreazione

20 ottobre_tra scartoffie e realta'

sveglia
doccia
colazione_da UGO vero barista all'anconentana
e stazione.
...non rischio_pago il parcheggio
il regista arriva
veste d'arancio
mi fiondo in carcere, non scendo come al solito
ma lo saluto: mi guarda spaesato..
"tranquillo oggi ho la riunione per l'anno prossimo..appena mi libero torno da voi"
il cuore si e' stropicciato dietro quella sgommata per andare alla riunione di Ambito, sul Tavolo commissione CARCERE e TERRITORIO..bah parole di burocrazia difficile da memorizzare...
ma vitali
pochi soldi, tutti ben spesi, per progetti che servono_o tentano di servire
le Muse portano la lirica..io porto le Muse..
fffff che responsabilita'
mi rilasso e aspetto di ascoltare gli altri e poi
dico la mia
c'e' "una guerra fra poveri" con un'altra associazione che fa Teatro...
mi manca il laboratorio: vorrei essere in carcere con Luciano, con Franco e Francesco, il timido Emanuele (che ho scoperto sta mattina e' andato sul palco...e cacchio me lo son perso) e tutti quanti
per capire chi manca
chi non se l'e' piu' sentita, chi cresce e chi si perdere
vabbe' ascolto attenta tutta la riunione perche' serve
parlo
espongo
interesso
spero per il futuro
finisce
guardo l'ora
nuova sgommata, senza rimorso
mi fiondo in carcere di nuovo
sta volta per rimanerci
mi sento lo stomaco protestare: salto sempre il pranzo, ma in poco tempo si era abituato che il mercoledi' e il giovedi' si pranzava come tutti i cristiani_un po' presto...
ritorno nello spazio che c'e' solo Luciano
ho fretta di raccontargli l'incontro per il futuro, per l'anno prossimo; ma ho anche urgenza di sentire un suo racconto di mattinata
mi ritrovo in un pasticcio confuso di domande ed affermazioni
per fortuna arrivano i detenuti..e si riprende il lavoro
oggi scriviamo
fissiamo i passaggi di quello fatto e di quello che si fara'
qualcuno si sente piu' sicuro da questa impostazione
qualcun altro si annoia
vorrebbe improvvisare....luciano li aiuta e trascrive le parole che sembrano "buone": Francesco e' un fiume in piena di intuizioni e cambi repentini.
Rapisce e diverte..un onemanshow...da amalgamare agli altri...lavoro umano nelle mani del regista vestito d'arancio che si lascia andare a racconti personali..sull'Olanda e il colore arancione..
arriva la guardia_a portarci via_
"e' gia' ora?!?!!"
cavolo 2 ore e averle tutte vissute di corsa
conviene che domani mi rilassi un po'
partiamo
salutiamo
sgommiamo
stazione
sorrisi
domani
torniamo

venerdì 15 ottobre 2010

cammino contro vento - 13 ottobre

Nel giorno del laboratorio con i detenuti comuni possiamo stare nella sala che poi ospiterà lo spettacolo
e' uno stanzone lungo e basso con finistre piccole e posizionate in alto
squallido
perchè non dirselo
per ora è diviso con delle tavole di trucciolato in 3 spazi
per lo spettacolo lo renderemo tutto agibile agli attori e al pubblico studiando forme di quintaggio semplici ed essenziali
faremo, faremo..poi se penso al tempo mi viene ansia che non ce la faremo mai...
oggi luciano decide di mettere le sedie attorno al "palcoscenico".
Per rendere la scena scarna, invece di un palco, abbiamo chiesto di avere un quadrato sempre con il trucciolato...2 tavole alte pochissimi centimetri
entrare dentro il suo bordo siginificherà essere in scena
...sotto le finestre di donna Anna, a casa ad attendere il Commendatore per cena...ci vorrà fantasia..
la fantasia non è uno strumento proprio dei bambini o dei visionari
ma di tutti quelli che hanno voglia, bisogno o necessità di usarla: Luciano cerca di aiutarli anche in questo.
Alla fine saremo felici se il laboratorio avrà affinato in loro un altro senso, quello dell'immaginazione.
La prima prova che qualcosa su questo terreno l'abbiamo seminata, è quando in un esercizio semplice, prettamente memonico..Gabriele perde l'attimo, si trova in un flusso di voci altrui entro cui non riesce ad inserire la sua e dice "oddio sono un uomo che cammina controvento"...e accidenti se e' vero!!!assolutamente questa l'immagine che quel suo balbettare per riuscire ad inserirsi tra una voce e l'altra mi ha dato: uno che a Trieste cammina in piazza mentre la bora gli soffia contro.
Si è cercato di rendere più fisico possibile il lavoro del primo giorno: hanno fretta di parlare, di usare le parole, di imparare a memoria "la parte"...l'unico modo per toglier lor quest'ansia è di metterli difronte alle parole dei compagni che provano; cosi' capiscono da loro che NON funzionano..finchè non saranno convincenti fisicamente le parole non riusciranno da sole ad esserlo.
Luciano li stimola su alcune scene
io mi annoto parole

"è la tensione che rende sincera la scena, non il farlo bene"

"la vera galera è il ritorno"..recita in un pezzo che aveva imparato per un altro spettacolo, in un'altra galera Francesco: un pò retorico, ma efficace


iniziano a formasi le coppie di questo spettacolo: persone che naturalmente si mettono assieme per provare a essere Don Giovanni e Leporello...sarà un lavoro di coppia dove dovranno equilibrarsi per sentirsi credibili

qualcuno proprio non ha voglia di fare
qualcuno vuole suonare
qualcuno vuole capire
qualcuno vuole fare, ma la sua timidezza si ribella e lo inchioda alla sedia
faremo alzare tutti ognuno con la propria maniera

giovedì 14 ottobre 2010

Chi è quell'uomo?

il primo giorno che sono entrata in carcere, ho pensato
"ma chi è quell'uomo che assomiglia a mio padre?"
nei lineamenti nella posa
nel colore dei capelli
nel fisico
sembrava papà Virgilio...ma non era proprio lui
una sensazione di persona fuori fuoco
ma comunque più familiare di quello che doveva essere
è passato un mese
abbiamo iniziato a conoscerci
qualcosa di loro_dei loro reati è trapelato.
Oggi inatteso_faccio un salto di racconto, scusate
mi si avvicina e mi dice nella sua lingua che non è italiano non è espagnolo_la sua di lingua madre
"è dal primo giorno che te guardo!è stupefacente: li occhi, y li capelli, y lo sguardo, y lo coloro della pelle è identico a mi fija Adriana che ho pensato il primo giorno "oh..mia figlia è a qui dentro il carcere"
che strano sentirsi reciprocamente somiglianti
però che orgoglio: mio "padre" miguel è un bravo improvvisatore...

mercoledì 13 ottobre 2010

7 ottobre

In carcere ci entriamo a coppie di giorni
mercoledì e giovedì
Oggi è il primo giovedì di Luciano
 e incontrerà i detenuti comuni
In uno spazio ben più ampio di quello occupato il giorno prima
Giovedì tempo di colloqui
L’ingresso è pieno di persone, parenti, oggetti, sacche da perquisire, fogli da avere per poter entrare
Sembra una frontiera dove tutti sono nella speranza di passare: noi cerchiamo di stare ai margini di questo rito, che significa incontro, affetto, legami che si cuciono e si ricuciono
Guardo i volti perché sono morbidi, cerco di annotarli nella mente: non per un riconoscimento ma per la sensazione di rispetto che mi traducono
I comuni sono timidi e spacconi
Fisici e attenti ascoltatori: non partecipo al gruppo di lavoro, mi allontano..sono tanti e nessuno si accorge della mia assenza.
Sono unica donna, ma questo non imbarazza ne diventa motivo di sfida: non vogliono usare troppo  parolaccie, vogliono che capisca che il rispetto è alla categoria femminile, a me che sono entrata lì con loro, ai miei sorrisi.
Sono energetici oltre misura e si spengono senza preavviso: ammiro Luciano riesce, da buon direttore d’orchestra, a non mettere nessuno ai bordi del suo campo visivo.
L’approccio all’ascolto dei brani musicali, alla sua analisi, è sempre sincero: ondeggia molto, ma cammina su un filo che riesce a tenere Don Giovanni e Leporello appesi al loro mondo.
Leggere non li coglie impreparati: qualcuno nell’offrirsi volontario ci stupisce, qualcuno conferma capacità innate di seguire il senso nel suono armonico del testo che procede.
Nell'avanzare con il lavoro, Luciano li guida con sapienza attorno ai loro limiti: non cerca di dire un bravo a tutti e questo è apprezzato.
Sento nell’aria di questi incontri l’esigenza di tutti_da me a loro passando dal Prof per arrivare al regista_ di essere presi sul serio: essere lì è una scelta, un regalo. Non è la noia ad averli spinti fin lì: per alcuni è poter uscire dalla cella. Lo dicono con vergogna, ed invece a me suona come una profonda verità: perché sempre dobbiamo eleggere a grandi motivazioni, la ragione che ci spinge a buttarci, a provare, a entrare in una situazione nuova? Io sono qui per curiosità, per vivere il progetto più direttamente e riportare sul web e altrove il calore di quello che capita.
Sono qui per l’amore che ho per l’arte e le sue forme  e gli incontri e scontri che solo l’arte riesce a provocare.
E la musica, intanto, ci accompagna.

noi e loro 6 ottobre

riprendo ad entrare in carcere
dopo una breve pausa
me ne rientro con il regista Colavero_Luciano
adieu Professor Grassini_tutti lo mandano a salutare
benvenuto Regista Colavero
la cordialità delle guardie, dei dipendenti della casa circondariale mano a mano aumenta: i visi iniziano a riconoscersi tra loro, comunque sembra aleggi una forma di rispetto e attenzione per il nostro lavoro..ci reputano utili
scorrono veloci le pratiche di ingresso nonostante
nuova signora alla portineria
scatolone volumoniso sotto il quale mi perdo,
zaino stracolmo di Luciano di apparecchiature elettroniche
vabbè, entriamo..ma non scortati: di solito una guardia ci viene a prendere e ci porta dentro la stanza scelta per l'incontro.
Le guardie ci aspettano ad ogni varco: nel guardarci ci domandiamo senza dircelo quanto è strano avere una libertà di movimento dentro al carcere!!!
In fondo quando entri dentro una struttura così, ti senti costretto, te medesimo anche se potrai uscire.
Ma non ci spaventiamo e percorsi corridoi, attraversato cancellate...arriviamo al piano dell'"alta sicurezza": si questo è carcere_penso io
l'ambiente è un pò  più sporco degli altri luoghi
le sbarre sono ovunque, le sale sono anguste e con porte di ferro..tutto è mitigato da un colore crema, forse tutto è reso un pò più squallido da quel colore.
i "portieri" del piano ci conducono alla nostra aula: uno spazio strettissimo, che mi spaventa "cosa potranno fisicamente fare 10 persone dentro uno spazio così?!?!?"
A pochi metri da noi le sbarre delle celle: davanti ad esse una massa informe di volti e lenti movimenti, indistinti corpi che se ne escono e ne rientrano alla ricerca di qualcosa da fare.
Bene questo è un ottimo insegnamento per noi: anche in quel buco di stanza, in dieci, si sentiranno altrove, meno costretti, più se stessi.
Luciano ha una sensibilità davvero strabiliante: entra in contatto e in comunione con chiunque lì dentro senza doversi comportare in maniere eccessive o cercando espedienti. Con i ragazzi del corso si racconta senza fare un monologo, spiega senza diventare noioso, interroga senza stancarsi mai di cercare la via giusta per sapere.
La cronaca dell'incontro non è semplice da fare
perchè in una prossimità così eccessiva la percezione si dilata:
lì dentro prendere appunti sarebbe destabilizzante per i partecipanti (sembrerei una zoologa che si annota i comportamenti della specie che studia)
non partecipare ai pochi e semplici esercizi che Luciano fa per rompere il ghiaccio, una differenzazione che non ha senso di portare avanti
quindi l'analisi è parziale e a immagini così frammentarie..di cui mi scuso
ricordo Eugenio che rideva un sacco, interrompeva: forse perchè proprio non aveva voglia di mettersi in gioco come Luciano dopo poco ha chiesto. Eugenio è alto e canuto, spiritoso e con una bella voce: grande prova di maestria da parte di Luciano riuscire ad incanalare la sua attenzione.
Noah con una voglia matta di farlo il corso, di parlare di dire: ha raccontato una vicenda del suo villaggio, di suo nonno. Si è fatto prendere per i fondelli dal compagno di studi (si stanno diplomando) Giuliano come una coppia di cabaret consumata saprebbe fare..e ha desiderio di cantare e scrivere nella sua lingua.
C'è Gaetano che è di Napoli, non è venuto agli incontri di Grassini, ma conosce la vinceda del Don Giovanni è spigliato e attento. Ci racconta una cosa bellissima sulle donne di Napoli:
tutte ben truccate, ma tutte in piagiama..ripeterla qui è impossibile...ma suona come una canzone quel racconto improvvisato "professò vi troverete bene a Napoli. le donne lì...son tutte belle"
La mattina in carcere si interrompe alle 11.30
a quell'ora..SI PRANZA...
i pranzi forse è meglio che li tratto a parte
meritano la loro pagina...
alle 13 comunque si riprende, perchè alle 15...finisce tutto..senza possibilità di deroga...
noi e loro: continuamo ad amalgamarci, nella difficoltà di fare teatro in uno spazio piccolo.
saranno molte parole
saranno tante parole
che racconteranno dove e come Don Giovanni e Leporello si muoveranno nei loro dialoghi:
"l'alta sicurezza" parlerà per monologhi e creerà il paesaggio, l'intreccio su cui
i "comuni" tesseranno i loro dialoghi

martedì 12 ottobre 2010

deviare

Le persone che hanno sbagliato devono marcire in carcere o devono cercare in quella costrizione un motivo cambiamento e ripresa di una vita socialmente "accettabile"?
Tenerli in un luogo senza nulla da fare, in spazi dove dovrebbero starci in 4 e ci stanno in 7 è un modo per non metterli difronte alle loro responsabilità: solo con una possibilità da avere possono decidere.
Sento che il corso è questo: non di diventare attori, cantanti, ma di diventare uomini diversi anche grazie alla bellezza di quello che sentono, ai dubbi che la figura di Don Giovanni susciterà loro...